giovedì 29 ottobre 2009

Drink a little dream with me... :-)


La mattina è limpida e la luce che entra dalle ampie vetrate inonda la sala e fa risaltare le decorazioni floreali. Da questa posizioni a metà dalla fila laterale appare nelle finestre, alle spalle del viso sorridente di Mayr, il cielo azzurro e le cime con le prime spruzzate di neve. Più in basso le facciate dei palazzi storici del corso sentono i passi silenziosi degli abitanti ed il vociare degli italiani in coda. Questi cercano di proteggersi dal freddo nascondendo vestitini e completi con cravatta sotto un mix di eleganti cappotti e improbabili sbracciati da magazzino. Qualcuno sventola orgoglioso i biglietti come se profumassero già quelli di fiori bianchi o cuoio mentre altri stringono cartoncini che servono a tamponare l'eccessivo successo del giorno prima. Il calice, non meno del palato, ha ancora i sentori di crosta di pane del Giulio e lo si annusa distrattamente decidendo sul da farsi mentre si guarda la sala. Attorno a noi c'è il primo assalto ai bianchi altoatesini e friulani con i padroni di casa impegnati ad affrontare i primi visitatori e l'italiano, quest'ultimo usando frasi punteggiate di "sooo" e "come di Tite Foi". Sul palco i vini estremi attendono solitari e tutt'altro che offesi, sanno che il tardo pomeriggio porterà loro fin troppa gente e lavoro. A centro sala i piemontesi ancora latitano, con qualche eccezione impegnata ad assecondare la lusinghe di irreprensibili nebbiolisti che trovano ideale cominciare la giornata con una Barbera passata in rovere di slavonia. Sopra di loro, in balconata, i toscani si godono la vista divertiti alternando frasi di fraterno campanilismo a discorsi più seri fatti tra di loro o con qualche zelante visitatore spinto dal "anche se mi asfaltano la lingua li bevo adesso prima che finiscano". Dietro di loro le vetrate lasciano intravedere la sagoma delle terme nuove e le cime degli alberi che affondano le radici nelle gelide acque del Passirio, nascosto alla vista dalla sagoma del tendone della zona gastronomica. L'idea stuzzica l'appetito ma a tenerlo a bada basta l'idea del faccione baffuto che ci aspetta fuori per pranzo con il cappello a sacchetto ed i crauti caldi da mettere nei panini con i meranesi.


Ora basta sognare, le 5 terre fanno capolino fuori dal finestrino approfittando di qualche arcata o stazioncina incastonata nella roccia. Il viaggio è quasi finito e la giornata si prospetta molto lunga. Chi può essere biasimato però se ogni tanto viene sopraffatto da un po' di nostalgia di casa... ;-)


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