domenica 26 settembre 2004

CHIUSO per LAVORO


Anche qui, ogni tanto, tocca lavorare. Ed allora domani, alle 6:30 [...neanche per andare a bere mi sveglio così presto  ], appuntamento al casello, direzione Toscana, per una 3 giorni di dura conferenza: pause caffè, pause pranzo, chiaccherate, cene. Sono già preoccupato, come ogni volta che devo risfoderare il mio inglese... speriamo bene!


Sono ben lungi da Firenze, ma so già che, come ogni volta, appena sentirò l'accento toscano la prima cosa a tornarmi alla mente sarà "Amici miei".

Quattro amici cinquantenni, insieme da tutta una vita, spendono le loro giornate organizzando "zingarate", ossia burle ai danni degli altri. Sono il giornalista Giorgio Perozzi, perseguitato dalla disapprovazione del figlio e della ex-moglie; l'architetto Rodolfo Melandri, sensibile alle questioni di cuore; il barista Guido Necchi, proprietario del locale dove ogni sera il gruppo si riunisce; il conte Mascetti, un nobile decaduto costretto a vivere in uno scantinato, che non si fa scrupoli ad allontanare moglie e figlia per godersi un rapporto clandestino con la sua giovane amante, la Titti. Tutti, consapevoli di quanto li aiuti a restare uniti, ricorrono allo scherzo per protrarre la loro giovinezza e proteggersi dai tormenti della vita. Dopo una tragica zingarata, però, le lesioni che riportano li obbligano a trascorrere un lungo periodo in ospedale, durante il quale il Melandri conosce Donatella, moglie del primario Prof. Sassaroli, e se ne innamora perdutamente. Il tempo scorre senza che dell'architetto si abbia alcuna notizia, sino al giorno in cui, disperato, riappare d'improvviso al bar del Necchi per cercare aiuto: il rapporto che credeva idilliaco in realtà naviga in acque agitate, a causa anche dell'invadenza del Sassaroli, oramai ex marito di Donatella. Invitati a casa della coppia per liberarsi del primario con una devastante zingarata, vi entrano invece in sintonia e aiutati dalla sua autorità convincono il Melandri ad abbandonare la difficile donna per tornare a divertirsi con loro, libero da ogni responsabilità. Adesso, con l'aggiunta del Dr. Sassaroli, il gruppo ha acquisito un nuovo membro. Tornano così alle loro beffe, facendosi strada tra gli ostacoli della vita quotidiana, sino alla notte in cui il Perozzi viene colpito da un infarto che stroncherà la sua esistenza. Ma nel cuore dei quattro superstiti anche la morte acquista un significato ridicolo, memori del fatto che si può vivere e sorridere sino al proprio ultimo istante.



La zingarata capolavoro
Una sera i nostri decidono di intrufolarsi ad una festa elegante dove non conoscono nessuno e dove non sono stati invitati. Mentre gli altri quattro si danno un contegno mondano, il Necchi ha una missione urgente da compiere... Eccola attraverso il racconto del Perozzi.
Il Necchi non ci seguì. Si mise a vagare come un disperato a caccia di un bagno.. Trovò finalmente quello che cercava e con un grande sospiro di sollievo vi si infilò chiudendo la porta e slacciandosi furiosamente i calzoni. All'improvviso si bloccò. Seduto su un vasetto c'era un bambino piccolissimo, evidentemente messo lì dalla governante e lasciato in attesa dell'evento. Lo fissava in silenzio, con un aforchetta in mano. Anche il Necchi si bloccò a fissarlo, perché il cervello gli si era messo a frullare più dell'intestino. Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione. Rapidamente il Necchi sollevò il marmocchio dal suo vasetto ancora vuoto e lo spostò provvisoriamente a sedere sul mobiletto delle scarpe, quindi prese il suo posto. Si liberò del suo oneroso fardello, si rialzò, riprese delicatamente il bambino e lo rimise sul suo piccolo trono. Quindi, riassestatosi, uscì.
Tranquillamente ci raggiunse al buffet. Non ci disse nulla. Si servì, e sedette accanto a noi, che mangiavamo di buon appetito, aspettando gli eventi. L'attesa non fu lunga. Erano passati appena pochi minuti, quando sentimmo un urlo.
"Signora! Signora!" la nurse in uniforme era apparsa sulla scala e gridava, con gli occhi fuori del capo "Signora, corra!... Il bambino!... Venga a vedere cosa ha fatto Puccetto!"
La giovane e sofisticata padrona di casa si precipitò su per le scale, seguita dal marito e da un gruppo di amici. Anche noi ci unimmo, soltanto il Necchi rimase, imperturbabile e sereno, a trangugiare la zuppa inglese. Nel bagno, la nurse stava mostrando ai genitori esterrefatti e atterriti quello che il vasetto conteneva: una montagna di roba, un volume di materiale doppio del volume del bambino; una cosa fenomenale, da baraccone. "Oddio!" gridava la madre, fuori di sé "Oddio! Puccetto! Eugenio!... Chiama il pediatra!" "È mostruoso!" balbettava il padre, pallido; e intanto quel bambino prodigio continuava a inondare di feci le braccia materne. "E continua a farne! Non si ferma più!" gemeva la madre, mentre il padre si precipitava al telefono, tra la costernazione generale.
Noi ci scambiammo un'occhiata. Non c'erano dubbi: quel capolavoro era firmato Necchi. Ci levammo mentalmente il cappello.









4 commenti:

  1. fantistici amici miei! uno dei baluardi della mia giovinezza!! "Cos'è il genio? E' fantasia... intuizione... colpo d'occhio e... velocità
    d'esecuzione!" oh bischeriiiii!
    marco

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  2. Il Melandri si chiamava Rambaldo

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  3. la supercazzora brematurata con scappellamento a destra ha contagiato una generazione.
    E poi che ne dici della costruenda autostrada in mezzo al paesello col parroco che suona a distesa le campane?

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  4. Cavoli! Ho fatto copia&incolla da un sito e non avevo notato l' errore! Correggero' :-)

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